PROLOGO: Stonehenge, Salisbury

 

La figura si ergeva solenne al centro del mistico cerchio di pietra. Il suo corpo era avvolto da un ampio sudario bianco orlato d’oro, che risplendeva sotto l’influsso delle forze arcane che l’essere umano stava manipolando.

Una delicata mano femminile si levò appena dalla manica. Le sue unghie brillarono ad intermittenza, mentre tracciava una runa dietro l’altra nell’aria come se questa fosse stata una lavagna.

La bocca sottile dalle labbra verdi si mosse in un abbozzo di sorriso. “Pensavi di essere stato furbo, fratello, chiamando intorno a te gli angeli oscuri, vero? *hmf* Ma nel tuo maschilista orgoglio, hai dimenticato di non essere il solo della nostra famiglia capace di tessere una buona magia. E a farne le spese, saranno proprio le tue ‘guardie del corpo’ per prime.

“Dai loro miserabili corpi estrarrò a viva forza il Caduceo degli Sterling, e allora vedremo chi di noi due sarà degno di guidare la famiglia verso il suo destino…”

 

 

MARVELIT presenta

MARVELIT TEAM-UP

Episodio 5 - Dreadknight e il Mostro di Frankenstein: Vecchi Dissapori[i]

 

 

Springland, Isole Ebridi Interne, Scozia

 

“Chiunque avesse pensato a chiamare questo posto così, doveva avere un gran bel senso dell’umorismo,” commentò la donna fregandosi le mani. Bevve con gratitudine il secondo bicchiere di punch della serata.

L’uomo al bancone del bar scosse mestamente la testa. “Sarà anche stagione da neve, ma non ne abbiamo mai avuta così tanta in un giorno solo. Siete stati sfortunati, stranieri…ma se restate fino al disgelo, capirete che l’isola vale il suo nome.” E sfoderò il suo migliore sorriso per turisti.

La donna, lunghi capelli corvini e intensi occhi verdi, pensò che quel tipo doveva essere un gran bell’ottimista. “Vi amerò alla follia se ci troverete una camera decente. Con questo freddo, rifiuto di dormire in auto, e la mia compagnia non ama proprio il gelo.” Indicò con lo sguardo la gigantesca figura seduta ad un tavolo d’angolo. Per fortuna, quel posto aveva una panca; solo a guardare quello straniero, era chiaro che nessuna sedia lo avrebbe retto a lungo.

Nonostante l’interno del locale fosse riscaldato più che adeguatamente, lo straniero continuava a tenere addosso un ampio impermeabile con il bavero rialzato e un cappellaccio… Insomma, non proprio il tipo che passasse inosservato.

In una metropoli, avrebbe al più attirato qualche sguardo incuriosito da parte dei clienti troppo presi per farsi gli affari degli altri, e il personale non meno indaffarato si sarebbe al massimo preoccupato che il gigante non fosse un metaumano con chissà quale conto in sospeso con i suoi nemici. Le assicurazioni ti pelavano vivo, quando un super ti demoliva il negozio!

Qui, in un bar frequentato da gente abituata agli estranei solo durante la stagione turistica, l’uomo attirava fin troppo l’attenzione… Ma lasciarlo in macchina sarebbe stata un’idea anche peggiore.

Per fortuna, l’attenzione degli astanti era equamente divisa fra lo straniero e la ragazza che gli sedeva accanto. Lei assomigliava molto alla donna al bancone, almeno per quanto riguardava il volto e gli occhi; i suoi capelli, in compenso, erano corti e di un rosso scuro. Altra curiosità, dove la maggiore delle due donne aveva un sorriso spontaneo, una luce di amore per la vita nel suo sguardo, quella minore possedeva una luce fredda ed analitica. Era bella, sì, ma era lei a guardarti come se fossi un interessante oggetto di studio…

Il barman servì un vassoio enorme con un pranzo completo, che andava da birre così scure e dense da sembrare sciroppo schiumoso, a piatti di carne fumante in una qualche salsa particolarmente ricca e fragranti patate al forno al burro. Solo a quel punto, la donna si accorse di essere molto affamata. Prese il pesante vassoio e lo portò al tavolo.

“Ehi, dolcezza!” gridò con voce roca uno degli astanti, sbuffando una nuvola di fumo di sigaro scadente. “Dopo perché non vieni a servire qui? Abbiamo fame anche noi!” e per qualche ragione, questa battutaccia scatenò un coro di risate dalla dozzina di clienti.

La donna depositò il vassoio davanti al gigante. “Uomini,” commentò la rossa. Prese la forchetta, tagliò un pezzo di patata e se lo infilò in bocca ancora rovente. Dopo una giornata a consumare snack freddi a bordo della macchina, anche un pezzo di lava sarebbe stato il benvenuto, purché caldo. “Credi che dovremo vagabondare così ancora per molto, Viktoria?” chiese, a voce più bassa, dopo avere mandato giù il boccone con un sorso di birra. “Sembra di dare la caccia a un banco di nebbia, Ogni indizio, ogni voce che raccogliamo servono solo a continuare a farci girare in tondo. Se io fossi una gatta e il nostro Adam” indicò il gigante con un pollice “un cane, dovresti chiamarti Lulù.”

Lo straniero prese il più grosso pezzo di carne, e prese a masticarlo lentamente, facendo attenzione a non sollevare mai lo sguardo.

“Continueremo a seguire ogni traccia utile, fino a quando non avremo trovato il nostro…amico, Veronika” rispose pacatamente Viktoria. “È passato troppo tempo perché i suoi crimini restino ancora impuniti..”

“Come vuoi tu.” Veronika sospirò, giocherellando distrattamente con un pezzo di patata. “E so anche che ho la precisa sensazione di girare a vuoto. Il fatto che su di lui continuino ad esserci vaghe segnalazioni non implica che abbia casa da queste parti, checché ne dica il buon Ispettore Chelm. Lui dice che il nostro amico bivacchi presso le isole dell’estremo nord…nel qual caso, avremo da esplorarne solo…quante?” E giù un sorso di birra.

“Una ragione in più per trovarlo il più presto possibile e fargli pagare i suoi peccati,” disse Adam, parlando per la prima volta in quella serata. La sua voce era roca, profonda, venata dall’amarezza. La voce di una persona che aveva già perso tutto, e che esisteva solo per cercare un riscatto…

Una voce non abbastanza bassa per non essere udita, purtroppo.

“Di che parli, straniero?” fece l’avventizio della battutaccia di prima, un marinaio avanti con gli anni, con il volto che sembrava una cartina geografica, tante erano le rughe, ma con un fisico ancora buono per una rissa. “Questo bestione è vostro amico, signorine?”

Viktoria rispose semplicemente, “Sì.” Sua sorella le lanciò un’occhiataccia, come a dirle di impegnarsi un po’ di più per tenere a bada quegli impiccioni, ma lei non era il tipo da lasciarsi coinvolgere, se non strettamente necessario. Nonostante tutte le sue esperienze, restava una brava donna, e*

Una potente esplosione luminosa riempì improvvisamente tutte le finestre del lato nord! Chi si stava trovando per caso a guardare verso le finestre, cadde a terra urlando, con le mani strette contro gli occhi. Il fenomeno, comunque, durò solo un attimo, il tempo di un lampo. Niente spostamenti d’aria, niente scosse…

Veronika fu la prima a scattare in piedi. “Sono un medico! Tu,” disse al barman, “Hai una cassetta del pronto soccorso? Bene, prendila e portala qui subito, e aggiungi delle pezze pulite e bagnate con acqua fredda. Muoviti.

Viktoria e Adam invece andarono alla porta.

 

Adam uscì per primo, pronto a tutto…

…Ma non alla vista di un essere umano in un’armatura nera e blu, con un ampio teschio e tibie incrociate in rilievo sul petto, ed un elmo a forma di teschio umano, decorato da un paio di ampi alari. Il mantello rosso sangue lo avvolgeva come un sudario. Intorno al suo corpo, lo spesso strato di  neve era vaporizzato, scoprendo il suolo.

Il look poteva essere cambiato, ma rimaneva perfettamente riconoscibile dalla coppia. E, per quel magico gioco di eventi chiamato ‘coincidenze’, quell’uomo era proprio colui che stavano cercando!

Dreadknight!” ringhiò ‘Adam’, gettando via il cappello e togliendosi con un solo gesto l’impermeabile, rivelando le grottesche fattezze del Mostro di Frankenstein.

“Adam!” urlò Viktoria, troppo tardi: il Mostro, nonostante la sua rilevante stazza, sapeva essere straordinariamente agile. E, in questo caso, molto motivato a non permettere al cavaliere nero di riprendersi.

In un attimo, il Mostro fu addosso a Dreadknight, e scagliò il suo più potente pugno contro l’elmo.

Sotto quell’attacco, il corpo del cavaliere sussultò, mentre la testa sprofondava nel terreno. Se quella fosse stata la vecchia armatura, il collo sarebbe stato facilmente spezzato -cosa che, in effetti, Viktoria temette osservando lo spettacolo.

Il Mostro inflisse un secondo, ed un terzo colpo all’elmo ad una velocità impressionante. Stava per colpire una quarta volta, quando un proiettile gli attraversò il petto!

“Ferma dove sei, creatura!” disse l’uomo dalla soglia del bar, reggendo una doppietta con le canne ancora fumanti. “Non so cos’hai contro quel tizio, ma non ti permetterò di…” Solo a quel punto, però la sua sicurezza vacillò, perché si accorse di avere colpito in pieno quella specie di armadio umano, e non di striscio. E non una goccia di sangue usciva dalla ferita!

Il Mostro di Frankenstein si alzò, e si voltò verso l’uomo. Sul suo volto c’era un’espressione…seccata.

L’uomo fece un paio di passi indietro, pallidissimo, ma invece di abbassare l’arma, la puntò direttamente alla testa della creatura. Premette il grilletto…

“NO!” in un attimo, Viktoria fu addosso all’uomo, e lo spinse via proprio mentre partiva il colpo. Entrambi caddero sulla neve, con l’uomo che imprecò pesantemente. “Signora, ma che *%&$ le è preso? Quella…quella cosa…”

“Viktoria, stai bene?” Adam fece per avvicinarsi…e in quell’istante vide la donna spalancare gli occhi e puntare dietro di lui. “Adam, attento!

Troppo tardi! La lama di una spada attraversò fulminea il ventre del Mostro!

“Ma che piacere rivederti, vecchio amico,” disse Dreadknight, più vivo e in forma che mai. Rigirò la spada nella ferita, facendo grugnire il Mostro. “Visto che sei stato così gentile da svegliarmi…” a una pressione di pulsante, una potente scarica elettrica attraversò il fianco di Adam, che urlò orribilmente, irrigidendosi completamente…per poi afflosciarsi e cadere in avanti, inerte.

Dreadknight rinfoderò la spada. “…ti concederò una morte rapida. Fesso.” Si voltò a guardare verso Viktoria, in ginocchio sulla neve, paura ed incredulità dipinte a tragiche tinte sul suo volto, mentre scuoteva la testa. “Ma guarda, la cara Viktoria Von Frankenstein. Decisamente oggi è il mio giorno fortunato, nonostante tutto.” Si guardò rapidamente intorno, alla ricerca dei suoi ‘compagni di squadra’. Non vedendoli, aggiunse, con sinistro compiacimento, “Sì, davvero fortunato…” Avanzò a larghe falcate verso la donna. Si chinò ad afferrarle i capelli, e la tirò su con uno strattone.

Fissando la sua preda negli occhi con quelli infuocati del suo sinistro elmo, Dreadknight disse, “Io e te avevamo un discorso in sospeso. Quanti anni sono? Sette, otto, puttana? Non ho fatto che pensare a te e a quei deliziosi appunti sul lavoro del tuo bisnonno… Ed è proprio ora che tu mi dia la combinazione della cassaforte di famiglia…”

Una serie di scatti di sicure d’armi lo distrasse abbastanza

da capire che di colpo era circondato da uomini armati di fucili e pistole, e tutti decisamente incazzati.

“È uno scherzo, vero?” fece il cavaliere, con tono strafottente. “Con quegli sparapiselli non mi fate neppure sbadigliare.”

“Forse no,” disse Veronika dalla soglia del bar. “Ma se uccidi mia sorella, non avrai mai gli appunti. Sono stati rubati.”

“Cosa? E tu chi sei, mocciosa?”

Se la ragazza era intimidita, sicuramente non lo stava dando a intendere. “Mi hai sentito: sono sua sorella, Veronika Von Frankenstein. E siamo in caccia del ladro degli appunti del Barone, Deacon Frost.” Bluff pazzesco! Frost, con un po’ di fortuna era morto e gli appunti persi.

“L’arcivampiro?” Sia il loro ex-membro Lilith che il più recente acquisto, Serjey D’Arby, avevano menzionato Frost, e decisamente in termini poco lusinghieri. “Mi prendi per i fondelli? Che cosa ci fa uno come lui con quella roba?”

“È uno scienziato, idiota! Vuole creare una nuova stirpe di vampiri, ecco cosa ci vuole fare! Ma ragiona, testa di latta: che cosa ci faremmo qui io, mia sorella e Adam? Turismo?? Stiamo cercando quel mostro maledetto e fermarlo prima che combini un casino!” Era questo il guaio degli eventi imprevisti: non avevi mai un piano B nella manica. Veronika poteva solo distrarre il bastardo, sperando intanto di farsi venire in mente qualcosa…

“Ora che ci penso…” ignorando platealmente gli uomini armati, sempre tenendo la povera Viktoria per i capelli, Dreadknight si osservò nuovamente intorno, “questa non mi sembra la Transilvania.”

“Siamo in Scozia. E ora, lascia andare mia sorella.”

“Dannazione!” il cavaliere obbedì, scagliando via la donna in malo modo. “Quando pensi che le cose si mettano bene… Siete fortunate che a questo punto riunirmi al gruppo sia la mia priorità, oppure *urk*”

Una mano enorme lo afferrò alla gola, e senza sforzo il Mostro di Frankenstein scaraventò via Dreadknight.

Il cavaliere rotolò diverse volte a terra, prima di fermarsi. “Ma che ci vuole per ucciderti, malediz…Oh-oh.” Stava per mettersi in piedi, ma a quel punto un Maggiolino Volkswagen gli piombò addosso per cortesia di Adam! La macchina si trasformò in un ammasso informe di lamiere, ed esplose subito dopo.

Adam si fece indietro, mentre le fiamme consumavano quanto rimaneva del rottame e di quanto vi stava sotto. “Una buona mira, per cominciare.” Si strappò un lembo della camicia, e la usò come tampone. Per fortuna, nella sua fretta, il criminale aveva colpito un punto non vitale; il vero male lo aveva fatto quella scarica elettrica…hmm, da quello che ricordava, quel maniaco preferiva sempre una lancia come arma. La spada lo aveva preso di sorpresa.

“Attenzione!” gridò uno degli uomini, nello stesso momento in cui una linea luminosa frastagliata attraversava il relitto deforme.

Poi, con un potente colpo di spada, Dreadknight fu libero! “E a te ci vuole di meglio di una lattina per sistemarmi!” Nel braccio sinistro, reggeva un ampio scudo nero con il teschio e tibie al suo centro. “Ora mi hai fatto arrabbiare, bestione. Non sarò gentile, questa volta!”

Adam si tese.

Dreadknight scattò in avanti, lo scudo teso in avanti e la spada sollevata…

Poi, di colpo, come se una forza invisibile lo avesse colpito al cuore, il cavaliere nero si irrigidì a metà di un passo. Emettendo un verso terribile di dolore, lasciò andare la spada e portò la mano al petto. E cadde in ginocchio. “No, non ora…”

Il Mostro avanzò verso di lui. Lo prese per il collo, e dopo averlo sollevato, iniziò a stringerlo con tutta la forza che aveva. Di qualunque male stesse soffrendo il suo nemico, non avrebbe mostrato compassione, non dopo quello che lui aveva cercato di fare a Viktoria. Lei lo aveva curato dalle ferite che Iron Man gli aveva inflitto in battaglia, e in cambio lui l’aveva imprigionata…

E questa volta, sembrava proprio che fosse finita. Il metallo dell’armatura stava incrinandosi, e Bram Velsing non era ancora in grado di opporre resistenza…

Improvvisamente, il corpo del cavaliere fu avvolto da un fuoco azzurro, che emerse dal metallo in delicati rivoli come fumo.

Adam si sentì bruciare le mani, anche se la carne non veniva intaccata da quel fuoco soprannaturale…ma non mollò la presa. Era troppo tempo che attendeva di chiudere i conti con questo mostro, e ora…

Proprio in quel momento, l’aura infuocata si trasformò in una potente esplosione, concentrata nel petto di Dreadknight! Una familiare aura a forma di cerchio, al cui centro si intrecciavano un lupo ed un drago ad ali spiegate, circondò per un momento il corpo del cavaliere. Adam, accecato, fu scaraventato all’indietro senza potere opporre resistenza.

Bram cadde a terra, tossendo, mentre l’aura si dissolveva. “Sorpresa, fesso.”

“Cos’era?” disse Viktoria. “Che cosa significa?”

Dreadknight si alzò in piedi. “Per quanto mi riguarda, mi basta sapere che mi protegge ogni volta che sto per rimetterci le penne. E mi ricorda anche che non ho altro tempo da perdere.” Tese le braccia all’indirizzo di spada e scudo, e questi volarono spontaneamente nelle sue mani. “Ci vediamo nei fumetti.” Poi, dall’elmo, emise un lungo ed acuto fischio.

Un lampo di teletrasporto, e dal cielo arrivò in rapida picchiata il nero cavallo Hellhorse dalle ali di drago e gli occhi di brace.

Dreadknight si raccolse e spiccò un salto verso il suo destriero…

“NO!” Il Mostro di Frankenstein fece la stessa cosa, ma con una forza impressionante persino per le sue condizioni. Intercettò il suo nemico a mezz’aria, ed entrambi finirono per colpire in pieno il destriero!

 

Guardandoli precipitare a terra in un mucchio scomposto, Veronika quasi lanciò un fischio di ammirazione. “Capisco che Adam abbia il dente avvelenato con quel bastardo…ma da dove la sta tirando fuori tutta quella grinta??”

Viktoria stessa non sapeva spiegarselo: ad ogni istante, una furia terribile stava prendendo il sopravvento in quella creatura che, nonostante le apparenze, lei sapeva avere un cuore generoso…

 

Dreadknight stava ora cominciando a preoccuparsi per davvero: da una parte, sapeva che per evitare un’altra crisi come quella di prima, doveva pensare solo a lasciare quello stupido combattimento… Ma come poteva riuscirci se ogni volta quel mostro maledetto continuava a dargli addosso come ad un punching ball? Doveva pure difendersi…

A prendere la decisione per lui fu il Mostro, che riprese a tempestarlo di pugni, il volto contratto in una maschera di odio puro…

Questa volta, ad interromperlo, fu una vampata di fuoco che lo colpì al volto! Urlando, il Mostro lasciò la presa, e si gettò a faccia nella neve.

“Comodo avere un cavallo geneticamente modificato, vero?” chiese Dreadknight, aggrappandosi alle redini per rialzarsi, con lingue di fuoco che ancora sbuffavano dalle froge del destriero. Saltò in sella. “Addio, balordo.”

Hellhorse sbatté le ali e spiccò il volo.

Adam si alzò rapidamente in piedi. Afferrò il palo della luce vicino a lui, e senza fatica lo sradicò dall’asfalto, sollevando una fontana di scintille dai cavi strappati. Poi lo lanciò come un missile, con infallibile precisione.

A suo onore, bisognava dire che Bram Velsing reagì in fretta. Sollevò il braccio con lo scudo, sicuro che questo sarebbe bastato ad assorbire l’impatto…ed ebbe ragione. Quasi.

Il lampione, in effetti, non distrusse lo scudo, ma la potenza dell’impatto fu sufficiente a scaraventarlo via dalla sella! Dreadknight cadde a corpo morto, e rimbalzò una volta sull’asfalto innevato. Per fortuna, non era molto in alto durante quell’attacco, o sarebbero stati dolori…

Si mise immediatamente in piedi. Il braccio sinistro era intorpidito di brutto, ma doveva farsi forza, non poteva permettersi di perdere la sua migliore protezione, ora. Ma dove la prende questa forza!? Sembra posseduto!

A larghe falcate, il Mostro di Frankenstein avanzò verso il cavaliere nero.

“No, non puoi fare sul serio. Non così.” Dreadknight lo vide arrivare, completamente scoperto, senza altra arma che il proprio corpo, che così era semplicemente un enorme e facile bersaglio!

L’altro non rispose nemmeno, continuando ad avanzare.

 

Viktoria fece per correre da quei due pazzi, per frapporsi fra loro, evitare una nuova tragedia…ma fu fermata per il braccio dalla mano di sua sorella.

Veronika scosse la testa. “Ormai sono entrambi fuori controllo. Guardalo,” aggiunse, riferendosi al Mostro. “Non sarei sorpresa se in qualche modo c’entrasse Frost. Sappiamo che è morto, ma non è stato detto tante volte anche di Dracula?”

“E allora cosa possiamo fare, dannazione??” era raro vedere la sorella maggiore furiosa.

In risposta, Veronika indicò il vicino edificio della chiesa. “Prendiamo le armi giuste.”

 

“Muori!” La lama balenò in un arco dei riflessi delle fiamme.

Hellhorse nitrì.

La lama sembrò colpire la gola del Mostro…e, invece… “Ma come diavolo!?”

La lama era stata bloccata fra i palmi delle mani del Mostro!

Prima ancora che Dreadknight potesse chiedersi dove quella creatura avesse imparato una tecnica marziale come quella, con una torsione secca delle braccia il cavaliere fu disarmato. Un attimo dopo, velocissimo, arrivò il pugno all’elmo seguito da un lungo volo all’indietro sulla neve.

Di nuovo, la reazione di Bram arrivò puntuale, quando nella sua mano apparve questa volta la sua lancia. “Vediamo se questa magia del *&£$ mi vieta anche l’autodifesa!” Senza pensarci su due volte, puntò l’arma contro il mostro, caricandola al massimo. “Dì ciao, fesso!”

E, ancora una volta, invece di fare partire una raffica di energia letale, fu scosso da un dolore lancinante. Cadde su un fianco, la mano libera ad artigliare il suolo. Si sentiva ogni osso del corpo acciaccato. Dannazione, cosa stava sbagliando?! L’autodifesa anche letale era permessa, glielo aveva detto quel Conte della malora!

Cosa stava sbagliando?

Poi il Mostro lo afferrò nuovamente per il collo, ed iniziò a stringere, usando una sola mano.

E di nuovo, in pochi secondi, l’aura fiammeggiante avvolse Dreadknight.

E per la prima volta da quando quella battaglia era iniziata, il Mostro di Frankenstein sorrise. La sua presa si fece più forte…

L’aura del Caduceo si condensò nell’imminente esplosione…

E quando il familiare simbolo si condensò sulla figura del cavaliere, il Mostro di Frankenstein usò l’altro pugno per colpire il cuore di Bram!

La gigantesca mano affondò nel metallo come se questi fosse stato liquido. Dreadknight urlò.

Un momento dopo, la mano si ritrasse, e il Mostro lasciò andare il suo nemico. Stringeva nel pugno un oggetto di una luminosità abbagliante e pulsante.

Tossendo, aggrappandosi alle redini del suo destriero, Dreadknight riuscì a tirarsi su. “Che…cosa*kaff*…hai…”

“Ho semplicemente preso il frammento del Caduceo che ti apparteneva,” rispose il Mostro…con una voce femminile. Gli occhi si accesero di una luce propria. “Avrei potuto anche rubartelo prima…ma l’idea di tormentarti un po’, arrogante maschio, mi stuzzicava troppo.”

“Cosa? Tu…” tossì di nuovo. “Se me lo chiedevi, te lo avrei dato subito, chiunque tu sia. Non sai quanti guai mi ha dato avere quel coso dentro di me!”

Il Mostro, o meglio, la presenza in lui, ridacchiò. “E tu credi che mi sarei limitato a chiedertelo e lasciarti andare? No, sciocco: la tua inutile vita sarà la prossima cosa che mi prenderò!”

Dreadknight serrò la presa sulla lancia. “Sarà il tuo funerale, chiunque tu sia: ora che niente può impedirmi di fare il cattivo, ti…” Si irrigidì, osservando un punto dietro le spalle del Mostro.

“Che cosa stai…” l’altro si voltò a sua volta…appena in tempo per trovarsi una croce stampata sul volto!

Una volta, la giovane mutante Katherine Pride tentò un trucco del genere con Dracula in persona, e fallendo a causa del fatto che era ebrea. In compenso, anche solo per un momento, la sua fede era stata sufficiente a dare forza al simbolo nella sua mano.

Nel caso di Viktoria, oltre al vantaggio di essere cristiana, era in quel momento spinta da tutto quello che provava per la creatura che per lei aveva abbracciato ancor più l’umanità come un dono! In quella semplice croce, Viktoria infuse tutto il suo spirito…

E l’effetto fu a dir poco devastante! La croce si accese di una luce intensa, ultratterena. Allo stesso tempo, la voce femminile produsse un verso di dolore indicibile, mentre il mostro piegava la testa all’indietro.

Lascialo, Frost! Mi senti? In nome di Dio, lascialo!!

Il mostro indietreggiò, vacillando. La concentrazione del suo possessore si spezzò a sufficienza perché il frammento del Caduceo sfuggisse alla sua presa…per schizzare fulmineo nel torace di Dreadknight. Fu come un impatto fisico, tanto che il cavaliere fu spinto contro il fianco del suo cavallo. “Oh, no, non di nuovo,” mormorò, toccandosi il petto. “Tutte a me, oggi?”

Il Mostro ringhiò orrendamente, fissando Viktoria con tutto l’odio di questo mondo. “Tu! Miserabile traditrice, hai un’idea di quello che hai fatto?!”

Viktoria indietreggiò, ma non abbastanza in fretta; le mani del Mostro la afferrarono per le spalle, sollevandola poi con violenza. “Sei fortunata che ho contratto un giuramento di non fare del mare ad una sola femmina, altrimenti…” la lasciò andare e si voltò, per poi allontanarsi. “In compenso, il corpo di questo essere mi sarà utile in qualche modo…*Huff!*” un colpo di energia allo stomaco lo scaraventò a terra.

“Cucù, streghetta!” fece Dreadknight, la lancia in mano. “Bella cazzata che hai fatto, a rivelarti, lo sai?” Mentre riprendeva fiato, gli era finalmente venuto in mente: in virtù dell’incantesimo del Caduceo, ne’ lui ne’ gli altri Supernaturals potevano separarsi o fare del male a degli innocenti… Ma se l’innocente in questione non era che un guscio animato da un’altra volontà, in particolare una ostile, il discorso cambiava alla grande! “Pronta a incontrare il tuo creatore?”

<Aspetta!> fece una voce nella sua testa. Dreadknight si fermò un attimo prima di scattare in avanti. Istintivamente, si guardò intorno. “Conte..?”

<Non caricare a testa bassa. La tua nemica è astuta, e non farà altro che ripetere la sua tattica di provocarti fino a quando non sarà di nuovo in grado di estrarre il frammento.>

“E allora che mi consiglia di fare? Non riesco a squagliarmela e non posso fare fuori quel bestione!”

< Preparati a cogliere il momento giusto. Guarda.>

Lui lo fece. E vide Viktoria e Veronika una a fianco all’altra, ed entrambe di fronte al Mostro.

 

“Fatevi indietro,” disse la creatura.

“No,” rispose Veronika. “Adam, sappiamo che sei ancora là dentro. Chiunque ti stia possedendo, non può vincere.”

Il Mostro osservò con disprezzo la croce fra le mani di Viktoria. “La prima volta mi hai solo preso di sorpresa. La tua fede è forte, ma contro la mia è inutile.”

Viktoria non vacillò. “E allora perché non avanzi? Succuba di Frost, non…”

Il Mostro rise, un verso senza alcuna allegria. “Quel vampiro con manie di grandezza? Sciocca! Io sono molto più antica e potente di lui. E ora scostati!” avanzò, e con un gesto quasi casuale spinse via la donna, facendola cadere a terra. La mano sfrigolò al contatto con la croce, ma il Mostro continuò a camminare. “Visto che però sembri tenerci molto, a questo maschio fatto con i pezzi dei morti, ti mostrerò quanto la tua fiducia nel suo debole spirito sia malriposta.” E avanzò verso Dreadknight. “Coraggio, cavaliere. Non volevi farla…” e questa volta, fu lui a piegarsi in due, reggendosi lo stomaco.

 

“E ora che gli prende? Sembra che ce l’abbia lui il frammento.”

 

Adam sollevò la testa. “Velsing…” disse con la propria voce. “Per favore, per una volta…fai la cosa giusta. Non…non posso resistere ancora a lungo…”

Si alzò in piedi, offrendosi come bersaglio, le braccia spalancate.

“Che cosa fai?” riprese la voce femminile. “Il tuo destino è comunque segnato...NO!”

 

<Questo è il momento!> disse la voce del Conte. <Potresti non avere una seconda chance: colpisci con la lancia, puntala dritta al cuore.>

“Non avevo bisogno di sentirmelo dire,” l’uomo riposizionò l’arma nella mano, e con un gesto fluido la lanciò con tutta la forza dell’armatura!

La lancia saettò come un missile, ed arrivò a segno, penetrando il petto del Mostro…senza causargli la minima ferita, come se fosse stata fatta d’aria!

L’arma terminava la sua corsa piantandosi a fondo nel muro del pub, sotto lo stupore di Viktoria, Veronika, Dreadknight e del Mostro stesso. “Ma…non è poss…” e fu finita. Il suo sguardo si spense, e crollò all’indietro. Subito dopo, con un ultimo urlo echeggiante, l’aura di una forma femminile lasciò il corpo di Adam.

Mentre le sorelle si chinavano sulla creatura, Bram disse, “Che cosa è successo? Non ha mai fatto così.”

<La lancia è incantata, così come il resto del tuo armamentario e l’armatura stessa. Puoi usarle liberamente contro le creature del soprannaturale anche in caso di possessione, senza timore di ferire il posseduto.>

“E perché non ha funzionato, prima?”

<Stavi pensando ad uccidere il Mostro, focalizzando il potere delle tue armi su di lui invece che sulla tua vera nemica. Quando hai capito chi era il vero bersaglio della tua rabbia guerriera, le armi hanno risposto di conseguenza. Ma ora, hai un’altra cosa da fare.>

“E cosa, di grazia? Vorrei solo dormire per i prossimi cent’anni.”

<Salvalo.>

In un primo momento, Bram non capì, poi… “Oh, no, no. Non puoi chiedermi questo, non a me…”

Ma la voce del Conte di Salisgrave non gli rispose.

“E cosa dovrei fare?? Non sono un dannato pranoterapeuta! Non…” emise uno sbuffo di frustrazione. “Va bene, tentiamo anche questa.”

 

“È così…immobile…” Viktoria, dimentica di ogni stanchezza o dolore, stava osservando disperata i tentativi di sua sorella di rianimare Adam, la cui vita stava scorrendo via da tutte le altre ferite inflitte in battaglia. Purtroppo, in quella circostanza era drammaticamente chiaro che solo una struttura ospedaliera, forse, avrebbe potuto fare qualcosa. Il cuore non batteva, e lui era semplicemente troppo robusto per riuscire a stimolarlo senza defribillatori e senza farmaci. Come avevano fatto a non pensare ad almeno uno straccio di attrezzatura portatile??

Ma nella sua mente, Veronika conosceva già la risposta a quella domanda: nessuna di loro due pensava che Adam potesse essere…ferito così, o che potesse morire. Per loro era l’angelo custode, a suo modo un cavaliere nella sua scintillante armatura, che più volte era tornato dal mondo dei morti. Non poteva essere ucciso… “Svegliati, maledizione, svegliati Adam, ti prego…” Era stata lei a ridargli la parola con un intervento chirurgico, e non poteva accettare che ora*

“Fatti da parte, ragazzina.”

Entrambe sollevarono lo sguardo, per incontrare quello infuocato di Dreadknight.

Ignorandole, lui si chinò su un ginocchio accanto all’inerte figura. “Va bene, Conte maledetto. E ora?”

<Tocca la sua fronte ed il suo cuore. Al resto penserò io da qui.>

Dreadknight obbedì. E prima ancora che le sorelle Von Frankenstein potessero dire o fare qualcosa, l’aura infuocata si sprigionò dalle mani del cavaliere nero. Come liquido, l’aura si sparse lungo il corpo del Mostro di Frankenstein, avvolgendolo completamente in pochi istanti. Quando ciò fu avvenuto, il simbolo del Caduceo apparve come un disegno sul petto. Geyser di luce esplosero dalle ferite…e poi, fu finita. Il simbolo ed il fuoco mistico scomparvero.

E il Mostro di Frankenstein fu perfettamente guarito. Le sorelle non crederono ai loro occhi…ma quando lo videro risvegliarsi, per poi rimettersi in piedi, fu Viktoria la prima ad abbracciarlo con forza!

Dreadknight si alzò in piedi. “E direi che questo chiude davvero i conti. E non fare quella faccia da morto adesso, ‘Adam’: se mai dovessimo rincontrarci, ne avrai più d’una ragione.” Si girò e si incamminò verso Hellhorse. Un gesto distratto, e spada e scudo volarono al loro posto nell’armatura, mentre la lancia si teleportò nella mano sinistra.

Il cavaliere montò in sella. “Non ti invidio, fesso: dovrai essere molto gentile con i locali, dopo il casino che abbiamo fatto. E come ho già detto, ci vediamo nei fumetti.”

Viktoria scattò in piedi. “Aspetta!”

Le orbite fiammeggiarono, riflettendo l’impazienza del cavaliere. “E ora cosa, donna? Ti avverto, non abusare della mia pazienza!”

La donna si avvicinò al destriero con passo deciso. “Non eravamo venute qui per gli appunti o per Frost. Eravamo qui per te: la tua presenza è stata segnalata in quest’area. È da tempo che cerco di trovarti.”

“E così mi hai trovato, e allora?”

“Scoprirò cosa stai architettando, Bram, e ti fermerò con ogni mezzo possibile.”

“Scusami se non rabbrividisco, ma se il tuo amichetto è il massimo che puoi scagliarmi contro, mettiti il cuore in pace. Avrai notato che sono un po’ più in forma dall’ultima volta che ci siamo incontrati. Altro da dirmi?”

Senza smettere di fissarlo negli occhi, lei rispose, “Solo che sono…delusa. Pensavo di avere trovato un animo tormentato ma in fondo gentile. E che ci credo ancora. Non sei del tutto come cerchi di apparire, se vorrai capire che amare non significa essere deboli.”

L’altro scosse le spalle. “Dovrei dire di essere deluso io, dolcezza: non sei cambiata affatto dalla principessa sempliciotta che eri allora. Sarà meglio che ti faccia conoscere i miei nuovi amici, e allora vedrai se non cambierai idea sul mio ‘animo gentile’.” Ridacchiò, e tirò le redini. “Forza, bello. Si va a casa!”

Il terzetto osservò Hellhorse spiccare un salto e volare via a grande velocità, diventando presto una macchia indistinta nel cielo.

Viktoria restò a guardare fino a quando Dreadknight non scomparve fra le nuvole. E sorrise, sapendo di avere ragione, o lui non avrebbe compiuto il gesto di salvare il proprio nemico….

 

 “Allora, Conte? Perché ci tenevi tanto a salvare quel puzzle di cadaveri?”

C’era del divertimento, nella voce dell’altro, nel rispondere? <Io non ci tenevo affatto.>

Cosa? E allora perché *&%$ me lo hai ordinato?”

<Non ricordo di avertelo ordinato affatto. Ti ho solo detto di salvarlo. Non eri costretto ad obbedire.>

“Non ero..?”

<Dimmi la verità, Bram Velsing: cosa hai provato nel vedere quelle due donne così angosciate per il loro amico?>

Non dovette pensarci su molto. “Per un momento, mi sono ricordato di quando Viktoria ha riservato quelle cure a me, trattandomi come un essere umano forse per la prima volta nella mia vita…”

<È stato in quel momento che ti ho suggerito di salvarlo. Non hai fatto nulla che non volessi…anche se credo che un simile piccolo miracolo non si ripeterebbe.>

“Già, vecchia volpe che non sei altro.” E la sua risata terribile si diffuse a lungo fra le nuvole.



[i] Questo episodio si svolge subito dopo SUPERNATURALS #22 e dopo LA TOMBA DI DRACULA #27